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Mi propongo di far conoscere realtà che non piacciono, sono scomode e infastidiscono per la loro crudezza.Vorrei che ognuno di noi si interessasse agli altri anche se distanti.

venerdì 27 maggio 2016

I Conflict Diamond di Kono- I Parte

Workers in Diamond Mine.
Molto è stato detto e scritto sui cosiddetti "blood dimond", tanto da spingere il regista Edward Zwick a girare il film "Blood Diamond.Diamanti di Sangue" con Leonardo Di Caprio, che riscosse un notevole successo.Vi è una distinzione importante da fare che quasi nessuno conosce tra "illegal diamond" ovvero diamanti esportati illegalmente e "conflict diamond" che oltre ad essere illegali vengono utilizzati per finanziare guerre.  Per questo motivo mi sono recata a Kono, città della Sierra Leone dove si trovano i giacimenti dimantiferi del paese, i quali hanno giocato un ruolo fondamentale durante la guerra civile (1991-2002), svolta in gran parte sotto la presidenza di Valentine Strasser (1992-1996) contro il RUF (Revolutionary United Front) guidato Foday Sankoh , sostenuto da Charles Taylor.
Ma torniamo alla nostra storia dei diamanti e ripercorriamola insieme...
Già nel 1935, quando ancora la Sierra Leone era una colonia britannica (ottenne l'indipendenza il 19 aprile 1971), ci fu una concessione a una delle branche della De Beers Consoliteted Mines Ltd (tutt'ora la De Beers attraverso la Central Celling Organization controlla il 50 % del mercato mondiale dei diamanti) che già operava a Kimberley (non per nulla molti abitanti di Kono hanno ribattezzato la città Kimberley).
Diamond's Research
Dopo il secondo conflitto mondiale, i reduci che fecero ritorno in Sierra Leone si resero conto del valore dei diamanti e abbandonarono la De Beers, la quale deteneva il monopolio di estrazione nel paese per andare a lavorare in proprio e cercare diamanti nei fiumi (cosa che tutt'ora viene fatta) lasciando le campagne, creando una situazione che mandò in  carestia il paese. Era chiaro che la condizione non poteva durare ancora per molto. Il governo prese allora misure coercitive per evitare che le persone si trasferissero a Kono abbandonando le campagne, ma molti corrompendo le autorità locali riuscirono comunque a prendere la residenza lì: addirittura si stima che nel 1956 si arrivò alla cifra di 75000 minatori illegali. La De Beers per poter competere con il commercio illegale iniziò a comprare i diamanti direttamente nella giungla: per questo compito furono scelti commercianti libanesi: meglio accettati dalla popolazione del luogo. Tutt'ora quando ho visitato Kono i maggiori alberghi , ristoranti e negozi di valute di diamanti sono gestiti esclusivamente da libanesi.
I libanesi inoltre si occupavano della manutenzione degli impianti di estrazione e si facevano dare tangenti dai minatori illegali per permettergli di comprare gli attrezzi di lavoro utilizzati nella ricerca di diamanti.
Nel frattempo con il colpo di stato di Siaka Stevens che detenne il potere dal 1971 al 1985, il quale mantenne il potere in maniera dittatoriale nonostante la proclamazione della Repubblica nel 1978, si cambiò anche la gestione dell'importazione dimantifera attraverso la fondazione dell' NMDC (National Diamond Mining Company) compagnia che nazionalizzava il settore ma che di fatto mantenne gli stessi rapporti con la De Beers e gli uomini d'affari europei. I cercatori di diamanti illegali furono messi sotto stretto controllo e i mercanti libanesi presero potere avendo nuove licenze che gli permettevano di operare sia nel settore legale che illegale.
EO' s Soldiers
Dal 1985 al 1992 la presidenza passò nelle mani di Joseph Saidu Momoh, che decise di introdurre nel settore aurifero e dimantifero 3 nuove aziende, considerate "junior" di origine  canadese: la Rex Diamond, AMCan Minerals e la Branch Energy di cui sentiremo parlare in seguito, quando tratterò la condizione delle persone che vivono a Kono oggi.
Nel 1992 Valentine Strasser fece un colpo di stato prendendo il potere peggiorando la guerra già in corso contro il RUF. L'esercito non poteva più garantire la sicurezza dei giacimenti e del paese: per questo Strasser (chiamato dalla gente semplicemente Valentine) si rivolese alla Sandline Internetional e all'EO (Execitives Outcomes) , compagnia di sicurezza sudafricana fondata da Eeben Barlownel 1989 (altra organizzazione di cui si parlerà nella seconda parte e terza parte dell' articolo), la quale riuscì a riprendere la zona di Koidou (capoluogo del distretto dove si trova la città di Kono) avendo in cambio i diritti di sfruttamento delle risorse diamantifere che rivennero rivendute alla Branch Energy.
Con un colpo di stato militare, estremamente sanguinoso di Julius Maada Bio che ottenne la presidenza per pochi mesi, Ahmed Tejan Kabbah (1996-1997), divenne il nuovo presidente della Sierra Leone attraverso libere elezioni, ma dopo solo un anno ci fu un nuovo colpo di stato da parte del militare Johnny Paul Koroma. Questo spinse l'ONU a emettere la risoluzione 1932 che vietava l'esportazione di armi in Sierra Leone, ma la risoluzione fu facilmente aggirata da uomini britannici di fiducia di Kabbah per continuare a rifornire la Sandline di armi in cambio di diamanti (da sempre utilizzati sia dal governo che dal RUF per pagare armamenti).Vorrei fare un appunto che sarà in seguito importante: il rapporto tra compagnie diamantifere e forze di sicurezza private è sempre stato presente nel paese, in quanto l' esercito nazionale non è mai riuscito a garantire la stabilità.
Non è che per caso i militari sierraleonesi

martedì 24 maggio 2016

Le Stragi di Beni. *Per la crudezza delle immagini la visione è consigliata ad un pubblico adulto

La prima volta che ho visitato l'RDC (Repubblica Democratica del Congo), non mi sarei mai aspettata quello che davvero poi mi trovata a vivere. A Kinshasa la criminalità è dilagante e nel resto del paese si trovano zone di rivolta specialmente nella parte est del paese. Anche al di fuori del Kivu dove è in corso la cosiddetta "guerra del Coltan", secondo conflitto più sanguinoso dopo la Seconda  Guerra Mondiale che ha provocato all'incirca 6 milioni di morti (nessuno sa effettivamente quante persone siano morte nel conflitto, in quanto spesso i cadaveri vengono sepolti in fosse comuni), si trovano bande di ribelli che assaltano e uccidono persone lungo la strada, questo avviene finanche al distretto di Kisangani.
La terza volta in RDC, invece visitai le zone di guerra più pericolose nel Nord Kivu. Le bande di ribelli sono molte, ma in questi giorni c'è stata una recrudescenza di attacchi dalle parti di Beni e zone limitrofe (fino a 40 km dalla città) da parte di un gruppo di ribelli ugandesi, che da aprile hanno iniziato una strage quasi sistematica della popolazione. Come tutti i gruppi ribelli ci sono momenti di relativa quiete alternati da periodi di massacri. Tutti giorni vengono uccise intorno alle 20 persone e nemmeno i soldati dell'ONU vengono risparmiati. L'amico che mi ha concesso l'intervista mi ha chiesto di non citare il suo nome o di cambiarlo, ne di parlare del luogo in cui vive. L'altro ragazzo congolese che lavora a Beni e mi ha fornito le immagini scattate col suo cellulare mi ha chiesto altrettanto.
Le immagini sono estremamente crude ed è consigliata la visione ad un pubblico adulto. Le foto (non di alta qualità) risalgono a una strage compiuta 20 giorni fa, ma rappresentano ciò che in quella zona avviene ogni giorno e che io stessa mi son trovata a vedere.
Ma procediamo con l'intervista..
Ieri mi dicevi che ci sono stati 22 morti a Beni (Kivu) e una relativa manifestazione a Kinshasa, Potresti parlarmene meglio?
Beni's Massacre
Dal 2014 a oggi nella regione di Beni e Lubero  si contano almeno 1000 persone uccise in un modo brutale con machete e varie armi bianche e ancora non si  sa chi sia il responsabile, ma tutti dicono che siano i ribelli di ADF/Nalu (Allied Democratic Forces, Nalu è la regione ugandese di provenienza del gruppo). Le ADF/Nalu, sono un gruppo Ugandese che opera in Nord Kivu. 
Come mai i ribelli sono Ugandesi?
Loro sono stati scacciati da Museveni (presidente ugandese) e sono fuggiti in Congo dal 1995, sono un gruppo musulmano e fanno un 'esportazione illegale d'oro, coltan e legno ed è per questo che uccidono le persone. Cercano di far paura alla popolazione in modo che se ne vadano lasciandogli il territori. Anche loro vogliono avere uno spazio, in quanto non possono tornare in Uganda.
C'è qualche connessione con la politica secondo te?
Materialmente non ci sono prove, ma guardando la situazione una persona si domanda perché l'esercito congolese non intervenga. Ci viene spontaneo pensare che esista una complicità, inoltre la MONUSCO (Mission de l'Organisation de Nations Unies pour la Stabilisation de la Republique Democratique du Congo, ovvero la missione ONU in RDC) ha chiesto una collaborazione al governo congolese per combattere i ribelli dell' ADF/Nalu, ma loro non hanno accettato, con la scusa che il loro esercito può rendere Beni una zona sicura senza aiuti. Per questo si pensa che ci sia una collusione tra governo, esercito e ribelli, in quanto l'esercito non interviene, come ti ho detto prima: il governo usa questa scusa della guerra per non organizzare le elezioni e il motivo è anche economico, in quanto c'è di mezzo l' esportazione di minerali in questa zona. 
Ma cosa ci guadagna il governo congolese dalle esportazioni illegali?
Non tutto il governa ma solo alcuni dei suoi esponenti. Si dice che Kabila (attuale presidente congolese) sia colluso con il governo ugandese per l'esportazione mineraria. Considera che le armi dell' ADF/Nalu sono fornite dall'Uganda. Ovviamente questo è quello che tutti sanno, ma non ho prove materiali. Quello che stupisce molto e l'inazione della MONUSCO , perché hanno armi, esercito e tutti i mezzi per proteggere la popolazione, ma non lo fanno. Secondo la percezione della popolazione la MONUSCO ha perso credito, in quanto sarebbero lì a proteggere le persone  ma non lo fanno.
Inoltre sono stati visti alti ufficiali dell'esercito congolese nelle zone dove opera l'ADF/Nalu, che obbedivano direttamente a Kabila, quindi c'è addirittura il sospetto che i massacri siano ordinati da Kinshasa. Molte persone che compiono le stragi hann l'uniforme dell'esercito congolese (cosa che ho personalmente visto quando sono stata in Kivu).
Quindi pensi che sia collusa anche la MONUSCO? Durante il mio ultimo viaggio sono riuscita a recuperare un documento con nomi e cognomi di generali congolesi "rossi"( per generale "rosso" si intende una persona che ha violato diritti umani per i protocolli ONU) che ora collaborano con la MONUSCO.
Vedi il fatto è che  per esempio il 3 maggio 2016, 19 persone sono state uccise a 300 metri alle basi dell' esercito congolese e MONUSCO a Beni, ed è naturale chiedersi come questo sia possibile?
Alcune persone sopravvissute  a una delle stragi hanno raccontato di aver avvisato la MONUSCO della presenza di ribelli nella giungla e la MONUSCO non ha mosso un dito. 
Vedi la MONUSCO ha bisogno di restare in Congo e di prolungare la guerra, in quanto è sia coinvolta sia nel traffico di minerali che di armi, questo almeno secondo "L'Organizzazione dei Diritti Umani" (NGO congolese)..
Ieri parlavamo di come è adesso il Congo sotto elezioni e tu mi hai detto che probabilmente non si terranno più nel dicembre 2016. C'è molta repressione verso gli oppositori? La stampa è libera?

Beni's Massacre
No! Diciamo che adesso la situazioni è un pò "tesa" . Joseph Kabila è alla fine del suo secondo mandato e secondo la Costituzione congolese lui non può più ripresentarsi alle elezioni. Ma ogni volta che qualche membro dell'opposizione o membri di altre organizzazioni lo dicono, questi vengono sistematicamente arrestati e imprigionati. Ora non ha ancora cambiato la Costituzione, ma tenta con tutti i mezzi di cambiarla a suo vantaggio. I partiti di opposizione ovviamente non lo accettano, quindi fino ad adesso Kabila non è ancora riuscito nel suo intento, ma ogni cinque anni, quando ci devono essere le elezioni e sistematicamente il governo dichiara di non avere soldi per poter indire le elezioni. Kabila ora ha aperto un dialogo con l'opposizione per discutere su come prolungare il suo mandato per altri 2/3 anni anche se la cosa non è ben chiara, in quanto per il momento  questo dialogo non è ancora iniziato. I partiti di opposizione non vogliono partecipare in quanto, la Costituzione è chiara ed è altrettanto chiaro che l'intento della manovra di Kabila: ha bisogno del tempo necessario per poter fare un censimento della popolazione e potere inserire i nuovi maggiorenni per poter poi brogliare alle elezioni inserendo i loro nomi tra i votanti. La Commissione Elettorale sostiene che ci vorranno 17 mesi per poter svolgere questo censimento. 
Per quanto riguarda la stampa, Kabila non accetta che vengano espresse opinioni o critiche contro di lui, quindi non si può certo dire che la stampa sia libera. Per esempio le televisioni e le radio private vengono chiuse ogni giorno. Mi ricordo che un mese fa ho scoperto che hanno sospeso la stampa di alcuni giornali. I giornalisti indipendenti sono naturalmente arrestati e incarcerati. Considera che la nostra radio nazionale la RNTC (Radio Nationale et Television Congolaise), che è come qui la RAI, non può trasmettere programmi in cui si cita l'opposizione, bensì soltanto quelli favorevoli al governo: ti rendi conto quanto i media siano al servizio del potere e di Kabila?
Infatti ieri mi dicevi che volevi tornare nel distretto di Kisangani per settembre, ma non ne sei sicuro, per paura di non poter più tornare.
Vedendo la situazione attuale c'è il rischio che la situazione peggiori ulteriormente fino a una rivolta popolare. Ho paura che avvenga la stessa cosa che è successa nel 2014 in Burkina Faso contro il presidente Blaise Compaorè, quando questo ha tentato di cambiare la legge elettorale in suo favore, proprio durante la riunione del parlamento volta alla modifica di tale legge e la popolazione ha invaso la Sede del Parlamento facendo interrompendo la seduta parlamentare. Sai il Burkina Faso è un piccolo paese e infatti la rivolta ha funzionato, in quanto Compaorè è scappato e si sono finalmente indette libere elezioni. Ma sai...in Congo la situazione è diversa, il nostro paese è molto più vasto, e poi siamo usciti da una guerra civile (seconda guerra civile del Congo detta anche Guerra Mondiale Africana durata dal 1998 al 2003) e temo che una rivolta in Congo potrebbe facilmente sfociare nuovamente in un'altra guerra civile.
Beni's Massacre
Comunque tornando alla tua domanda volevo farti una precisazione, io personalmente non ho paura della guerra civile e nemmeno di tornare a casa mia, la mia preoccupazione è un'altra: ovvero la situazione delle strade, in quanto se potessi prendere un'aereo diretto per Kisangani non avrei alcun problema. Ma io arrivo con l'aero da Kampala e da lì  devo prendere un bus attraversando la regione dei ribelli, quindi rischio di non poter magari entrare o uscire, se la situazione continua a peggiorare.
Senti un'ultima domanda: prima mi hai chiesto di non mettere il tuo vero nome e il luogo in cui vivi, per quale motivo?
Ti spiego, io sono un prete e appartengo a una congregazione che vieta di esprimere opinioni politiche in questo modo e rilasciare un'intervista. Per fare questo avrei avuto bisogno di un permesso scritto del mio superiore, quindi è se vuoi una forma di discrezione mia. L'altra motivazione, se vuoi ancora più importante risiede nel fatto che se il governo scoprisse che ho espresso opinioni del genere, sarebbe molto facile per loro risalire a me e uccidermi. Insomma mi creerebbe un pò di problemi.
Secondo te questa situazione prima o poi finirà?
Si, finirà perché la popolazione è determinata a far rispettare la Costituzione, anche perché nella percezione della gente la proroga delle elezioni significa fare un passo indietro. Diciamo che le masse popolari non lo sostengono più, in quanto non  ha realizzato le promesse elettorali da 10 anni a questa parte. Per esempio i gruppi ribelli che continuano a fare stragi, le scuole che non vengono costruite, le strade  non sono sicure, l'esercito è poco organizzato e non riceve uno stipendio adeguato (42$ al mese), c'è moltissima disoccupazione e potrei andare avanti quanto vuoi.
Ti ringrazio per l'intervista.
Figurati, nessun problema.

sabato 14 maggio 2016

Sierra Leone: dalle Origini dell'Indipendenza alla Guerra Civile

Essendo stata in Sierra Leone, mi pare impossibile poterne capire la situazione politica ed economica senza avere un'idea di come si sia evoluta la situazione in questo piccolo stato dell'Africa occidentale, senza conoscerne prima la storia. Personalmente mi sono basata su testi trovati in rete e materiale che ho comprato in loco non più edito. Ricordo quando a Freetown comprai "Sierra Leone: The agony of The Nation" di Abdul K. Koroma, e proposi il prezzo di 10$: i ragazzi che mi procuravano testi e video erano tutti ex-bambini soldato e non si capacitavano di come si potesse pagare un libro così tanto, in quanto loro mi avevano offerto la metà: ma la cultura ha un valore (almeno per me). Da questa serie di testi sono riuscita a farmi un'idea della guerra e delle sue cause.
La Sierra Leone fu un protettorato britannico fino al 27 aprile 1961, data in cui avviene il passaggio da paese membro del Commonwealth all'indipendenza ovvero il medesimo anno in cui il paese inizia a far parte delle Nazioni Unite. Le cose però non andarono per il meglio e quello che doveva essere un nuovo inizio portò con sé una serie di problematiche politiche mai risolte.
Ai tempi della dichiarazione di indipendenza il primo ministro era Milton Margai, il quale indisse per
Sir Milton Margai
la prima volte delle libere elezioni (17 aprile 1962), nelle quali il suo partito ovvero SLPP (Sierra Leone People's Party) le vinse con il 37.7%. Alla sua morte, avvenuta nel 1964 succedette il fratello Albert Margai, scelto dal governatore britannico più che dai cittadini. Qui si può chiaramente vedere come la cultura sierra-leonese si basi su un sistema di tipo familiaristico e clientelare e inoltre come l'ex-potenza coloniale britannica continuò a giocare un ruolo fondamentale anche a livello politico, oltreché economico, soddisfacendo appieno il canone della definizione di neocolonialismo. Una delle prime azioni politiche di Margai fu quella di favorire l'etnia Mende alla quale apparteneva.
Durante le elezioni indette nel 1967 vinse, però, l'opposizione guidata da S.Steven, a capo dell' APC (All People Congress): nonostante questo si verficò poco dopo un colpo di stato che costrinse quest'ultimo ad una fuga in Guinea. Un'altro colpo di stato da parte guidato dal sergente P. Gordon, trasformò il paese definitivamente in una dittatura richiamando dall'esilio nel 1968 Stevens come primo ministro.
Stevens fondò gli SSD (Siaka Stevens Dogs): un corpo paramilitare composto solamente da limba analfabeti (etnia a cui egli apparteneva) per proteggere se stesso e i suoi interessi. In breve Stevens divenne un dittatore a tutti gli effetti prendendo il comando delle forze armate e dichiarando lo stato di emergenza nel paese, in modo da poter avere una maggiore libertà di repressione. La situazione economica del paese sotto Stevens era disastrosa: non solo favorì le pratiche clientelari, ma distrusse attraverso la mancanza di fondi ogni tipo di istituzione statale.
La situazione non migliorò certo quando il comandante delle Forze armate Momoth prese il potere con la vittoria delle elezioni indette nel 1985, in quanto il potere restò di fatto in mano a Stevens che controllava la politica sierra-leonese  attraverso i suoi ministri che rimasero al loro posto, anche dopo la sua dipartita. Momoh ordinò comunque la cattura e la condanna a morte di Stevens in seguito a un fallito colpo di stato progettato da quest'ultimo avvenuto nel 1987.
Con la presidenza Momoh vi fu un dilagare di corruzione e a una quasi totale assenza di beni di base: quali corrente elettrica e acqua corrente. Gli intellettuali e chiunque ne aveva la possibilità emigrò all'estero sfruttando i proprio legami familiari: lasciando così un paese ricco di oro, diamanti e bauxite ma con un livello di vita incredibilmente povero.Il supporto di Momoh al presidente Doe durante la prima guerra liberiana combattuta da Taylor contro il governo non aiutò certo la situazione già precaria della Sierra leone.  Nel 1991 il Ruf ( Revolutionary United Front) guidato da ex-caporale dissidente chiamato Foday Sankoh, il quale aveva conosciuto l'ormai noto Charles Taylor nei campi di addestramento in Libia, entrava in Sierra Leone occidentale con un esercito formato da dissidenti sierraleonesi, mercenari del Burkina-Faso e combattenti liberiani, dando così avvio alla guerra civile che avrebbe insanguinato l'intero paese.

mercoledì 11 maggio 2016

Vivere con la Poliomielite Si Può!

Una delle tante piaghe della Sierra Leone è la poliomielite: malattia infettiva che colpisce soprattutto in età infantile, che spesso porta alla paralisi cronica agli arti inferiori.
In Italia il primo vaccino antipolio è stato introdotto nel 1957, mentre in Sierra Leone solo  nel 2011 attraverso il The Person with Disability Acts (che rende il vaccino gratuito ed usufruibile nelle scuole): motivo per il quale sono  numerose le persone che "armate" di stampelle si aggirano ad elemosinare per le strade di Freetown. 
Appena fuori la città di Makeni, situata nella zona centrale del paese, c'è una piccola residenza fondata da un medico svizzero, di cui mi fu detto solo il nome, probabilmente "inglesizzato".
Il dottor Harold si impegnò a costruire nel 2005 una residenza  per i malati e a dargli un occupazione in modo da potersi sostentare insieme alle loro famiglie.
L'appezzamento di terreno e la costruzione del centro  è costato 3,5 milioni di leoni (equivalenti a 380 euro), ed ricco di attività e laboratori dove le persone si applicano in lavori di sartoria, calzoleria e piccoli oggetti che poi rivendono in città grazie alle persone della famiglia. Il centro è stato costruito dalla gente del posto e raccoglie questi malati che provengono dalle strade di Freetown. I dottori portano medicine e visitano periodicamente il centro una volta al mese.
L'aria che si respira è molto allegra, le persone mi portano in giro a visitare il centro e sono circondata da numerosi bambini, mentre le donne si dividono i compiti tra il lavare i panni e cucinare riso con salsa piccante (piccantissima oserei dire). La situazione è buona: senza aiuti le persone riescono a vivere e a mandare i bambini a scuola. 
Non  mi sembra quasi vero di trovare una situazione così in Sierra Leone dopo quello che ho visto negli slum di Freetown, ma questa è la prova che le persone possono risollevarsi e avere una vita normale anche in situazioni di invalidità e in un paese dove la violenza e la miseria sono ampiamente diffuse.




mercoledì 4 maggio 2016

Voci dallo Slum

Monrovia's Slum. Photographer Eva Menossi
Avevo già parlato di come le persone vivessero negli slum ( http://silenceinchains.blogspot.it/2016/04/la-storia-di-sweety.html ) e di come fosse la sanità in West Coast ( http://silenceinchains.blogspot.it/2016/04/la-liberia-ai-tempi-dellebola.html ).
Durante le mie giornate malariche all'interno di South Beach (il secondo slum più grande di Monrovia) ho avuto modo di condividere anche quei momenti di "fratellanza" durante i quali ci si siede in cerchio e ci si passa crack e marijuana. Tra i vari membri dello stesso slum o di slum differenti, questi rituali sono utilizzati per pacificare liti e tensioni ed ovviamente non sono ad accesso libero, in quanto il significato simbolico del rito è l'accettazione all'interno di una comunità. Tutto quello che porta qualcuno viene condiviso (nel mio caso gli lasciai due pacchetti di sigarette).
Gli slum di Monrovia sono abitati più che altro da ex-combattenti o ex-bambini soldato, che dopo la guerra si sono trovati alla deriva. Dopo essere stati strappati alla famiglia attraverso modalità estremamente ricattatorie e cruente, alla fine del conflitto si sono trovati soli, con handicap fisici e psicologici, senza la possibilità di poter tornare nei loro villaggi, in quanto i legami sociali con il loro clan di origine erano stati recisi durante il reclutamento di questi ragazzi. Questo perché tra le modalità utilizzate per reclutare i bambini c'era il ricatto di uccidere i loro familiari: spesso la minaccia veniva accompagnata da amputazioni ai genitali o agli arti dei genitori, piuttosto che utilizzare quello che viene denominato "stupro per differita", ovvero la costrizione di violentare madre o sorelle sotto minaccia di morte, o ancora i guerriglieri di Taylor entravano nelle scuole e uccidevano chi si rifiutava di entrare nell' INPFL (Indipendent National Patriotic Ftront of Liberia). Questo avvenne sia in Liberia che in Sierra Leone con conseguenze devastanti sui legami familiari, in quanto questi bambini a guerra conclusa non potevano più essere riammessi nelle loro comunità, le quali sono l'unità base della società africana. Non c'è un posto dove andare ne dove tornare. Spesso i ragazzini entravano nei movimenti di guerriglia (erano molteplici) per salvare la loro la famiglia e a guerra finita si son trovati senza più niente, ma l'essere umano si adatta alle situazioni più dure e tenta di sopravvivere. Ho trovato nelle persone una grande voglia di raccontarmi e di rendermi partecipe della loro situazione, un chiedermi di denunciare la loro situazione e di dire come le NGO e le organizzazioni governative non facessero nulla per loro. Mi hanno chiesto supporto psicologico, mi hanno domandato ascolto. Non parlo di persone alla deriva che non vogliono prendersi cura di loro stessi, anzi, parlo di persone che tentano in ogni modo di sopravvivere e di stare meglio, di recuperare quanto hanno perso.
La cocaina segue percorsi particolari, in quanto per accedere agli USA deve compiere una rotta che parte dalla Bolivia dove viene coltivata fino alle frontiere messicane, mentre per l'esportazione in Europa la tapa obbligata sono le Isole Canarie, il Burkina Faso, la Liberia, la Sierra leone e la Guinea. L'import-export di cocaina è facilitato dalla corruzione dei governanti e dalla poca centralizzazione dello stato che non ha potere sui propri confini.
Gli abitanti della Liberia non hanno soldi per comprare cocaina, ma si devono accontentare del crack: sostanza di scarto del prodotto primo, estremamente nociva per il corpo (specialmente l'organo encefalico).
Ma torniamo alle persone che ho incontrato e a quella che è stata la mia esperienza tra di loro...dopo qualche giorno che bazzicavo lo slum sono stata invitata a uno dei loro riti i riconciliazione, durante i quali le persone hanno chiesto di raccontarmi la loro storia.
Io riporto una delle interviste che queste persone mi hanno concesso. Non conosco il nome di questo ragazzo, in quanto è ancora ricercato per crimini di guerra, ma racconterò quello che ha avuto da dirmi.

Ex-Children Soldier. Photographer Eva Menossi
Grazie per avermi accettata qui. Non voglio crack, ma se volete vi offro le mie sigarette. per favore parlate uno per volta se no non riesco a capire cosa dite.
Tu come ti chiami?
Non posso dirtelo, sono ricercato. Se vuoi c'è un pò di crack. Mi dai una sigaretta?
Grazie, il crack non lo prendo. Tieni pure il pacchetto e dividiamocelo. Raccontami un da dove vieni.
Ma guarda la mia è una brutta storia. Ho 28 anni e nella mia vita ho sofferto molto: sono nato a Tecano, un villaggio vicino a Monrovia e ora sopravvivo qui a South Beach, ma non ho un lavoro. Mangio e mi drogo, non ho un lavoro.
Hai partecipato alla Seconda Guerra Civile...Raccontami cos'hai visto, se ti senti.
Durante la guerra ho ucciso molte persone con la mia eke (pistola) quando avevo 11 anni. Io facevo parte di un gruppo che sosteneva Charles Taylor. quando la guerra è finita io sono tornato a casa ma la mia famiglia non mi ha più voluto.
Come sei entrato nelle milizie di Taylor?
Mi hanno semplicemente catturato. Quando i ribelli sono entrati nel villaggio hanno preso sei ragazzi tra cui me. Quando è finita la guerra la mia famiglia non mi ha più voluto lì e mi sono trasferito a Monrovia. Qui vivo di espedienti per potermi procurare sia il cibo che la droga. Io cambio dollari illegalmente sulla spiaggia per esempio e scippo. 
Sei sempre stato a Monrovia?
No, ho combattuto anche in Sierra Leone. ricordo molte persone morte, anche se  fare la guerra mi piaceva perché con Taylor eravamo degli uomini, e ora che cosa siamo? 

Mentre siamo lì interviene un'altra persona, anche lui seduto con noi, perché ormai siamo un "noi". Seduti insieme e un pò malconci (il chinino non fa bene alla salute) Mi risulta difficile seguire la conversazione; tutti cercano di intervenire. Cerco di farli parlare uno per volta, mentre le mie sigarette vanno a ruba e il crack continua a essere passato di mano in mano.
Riporto la seconda testimonianza che son riuscita a raccogliere.

Che ruolo avevi nella guerra civile?
Io sono il generale Bo e mi drogo perché sono stressato. Sostenevo Charles Taylor perché lui credeva in noi. Taylor era sostenuto dagli americani , lavorava per la General Service Agency, è stato messo in prigione e poi liberato dagli stessi americani [Taylor fu incarcerato nel 1984 a Plymouth, nello stato del Massachusets il 24 maggio ed evaso il 15 settembre 1985]. Agli americani non piaceva il presidente Doe perché voleva una Liberia più indipendente e trattava anche con l'Europa, però, secondo me, Doe era un dittatore come Gheddafi. Senti io ti dico queste cose, ma sono informazioni riservate e di solito si pagano, ma sei qui con noi e te lo dico. 
Non preoccuparti, ho trovato documentari sulla storia di Taylor, e non mi stai dicendo il tuo vero nome. Io personalmente non amo molto Taylor, tu cosa ne pensi?
Io amo Taylor, ed è pericoloso parlare male di lui perché è uno degli uomini più amati in Liberia. Le persone amano Taylor perché ha combattuto la dittatura di Doe ed è cresciuto in uno slum. Secondo me Taylor a suo modo ha cercato di di rompere un pò il potere che gli USA avevano qui in Liberia. Considera che qui riceviamo aiuti dagli USA ma  come una forma di prostituzione.
Cosa pensi tu di Taylor?
Ha fatto rituali di magia nera, quell'uomo può scomparire nella giungla. Per fare una cosa del genere devi prendere una parte della pelle della schiena e tenerla nel portafoglio se sei in una brutta situazione. In mezzo ai nemici Taylor faceva così e anch'io. Quando vogliono colpiti tocchi il portafoglio o la tasca e non ti possono vedere.
Però mi sembra di capire che sia Doe che Taylor fossero comunque legati al commercio con gli USA. 
Senti noi siamo una colonia degli USA, ogni cosa che abbiamo è data da loro, ma questo avviene da sempre. Gli USA sono sempre intervenuti nella nostra politica e in un certo modo Taylor faceva da tramite ma a me non dispiaceva, anche se none ra un uomo pacifico. L'ho conosciuto personalmente, era molto passionale, emotivo, carismatico.

Il 26 settembre 2013 Charles Taylor fu condannato a 50 anni di carcere dalla Corte dell'Aia, per Crimini di Guerra ed è attualmente detenuto in un carcere di massima sicurezza nel Regno Unito.

E come mi disserro appena arrivata in Liberia: "Welcome to USA".