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Mi propongo di far conoscere realtà che non piacciono, sono scomode e infastidiscono per la loro crudezza.Vorrei che ognuno di noi si interessasse agli altri anche se distanti.

lunedì 18 aprile 2016

La Visione della Donna Durante il Colonialismo Italiano-I Parte

Tempo fa, mi trovai a scrivere un articolo per un amico fotografo che da un paio d'anni si occupa, anche di storia del colonialismo italiano in Somalia.
Naretti (?), Nudo Femminile
Mi chiese nello specifico di spiegare la differenza esistente tra "clan" e "tribù", argomento che avevamo già discusso a voce nel suo studio di Torino, luogo (il suo studio), che con il tempo è andato sempre più identificandosi con la mia passione per la fotografia.
Scrissi l'articolo, ma nel recuperare testi che si occupavano di quel periodo storico e tanto più di colonialismo italiano, mi sono involontariamente imbattuta nella visione e nell'immaginario della donna nera, da parte del regime fascista.
Rimasi a dir poco sconcertata, nello scoprire una letteratura di carattere strettamente razzista che trattava dell'argomento. Forse il più noto tra questi scrittori resta Gino Mitrano Sani che nel 1933 pubblica Femina Somala romanzo in cui si descrive la donna come mero corpo, senza alcun tipo di pensiero e quindi resa fruibile all'uomo come oggetto di piacere. Il mito della Venere Nera veniva insomma scritto e fotografato (ricordiamo le foto dei fratelli Naretti) come parte integrante di una colonizzazione che mirava all'annientamento di un popolo anche tramite armi culturali.
Questo tipo di visione era destinata a mutare negli anni. Infatti con l'introduzione delle leggi razziali e l'approvazione del RDL 740 del 19 aprile 1937, Sanzioni per rapporti di indole coniugale tra cittadini e sudditi, il quale recita "Il cittadino italiano che nel territorio del Regno o delle Colonie tiene relazione di indole coniugale con persona suddita dell'Africa Orientale Italiana o straniera appartenente a popolazione che abbia tradizioni, costumi e concetti giuridici e sociali analoghi a quelli dei sudditi dell Africa Coloniale Italiana è punito con la reclusione da uno a cinque anni", già si evidenzia un netto cambio di prospettiva in relazione al ruolo degli italiani nelle colonie dell' Africa Orientale.
Con la proclamazione dell'Impero e la promulgazione delle Leggi Razziali, prese piede una visione sempre più improntata a una superiorità biologica della "razza italica"che portò ad arresti e sanzioni verso soldati che non si erano limitati a intrattenere relazioni di tipo strettamente sessuale con le donne indigene, così come furono aboliti e messi fuori legge quegli istituti che si occupavano di bambini meticci, nel tentativo di abolire qualunque rapporto affettivo tra colonizzatore e colonizzato. Vale la pena citare come esempio, la rivista "La Difesa delle Razza" edita per la prima volta il 5 agosto 1938, dove tra le firme più illustri compare quella dell'antropologo Lidio Cipriani, il quale teorizzava l'esistenza di "grandi" e "piccole" razze su basi strettamente biologiche, in quanto permette di capire come il cambio di prospettiva avvenisse non  solo legalmente, ma anche culturalmente.
Lidio Cipriani
Senza voler approfondire il tema del colonialismo italiano in Africa Orientale, in quanto troppo controverso, ampio e complesso, mi sono maggiormente interessata alla visione dei contemporanei, in particolare degli psicologi sociali, circa i fenomeni verificatisi a quel tempo.
Una delle prospettive che trovo più interessanti e calzanti per comprendere il fenomeno del "madamato" è il Modello del Contenuto degli Stereotipi proposto da Fiske, Cuddy,Glick e Xu (2002) in cui il rapporto tra gruppi dominanti e dominati si polarizza intorno alla competenza e al calore percepiti tra i gruppi. Tale modello prevede che quattro tipi di pregiudizio, ovvero:

  • Pregiudizio di Ammirazione: rivolto agli appartenenti del gruppo ad alto status sociale, connotato da sentimenti di competenza, percepito come cooperativo, quindi connotato da sentimenti "caldi" come deferenza, rispetto, ammirazione
  • Pregiudizio Invidioso: rivolto verso gruppi ad alto status e con relazione di competizione, dunque connotato da sentimenti freddi quali invidia, paura, risentimento e ostilità. 
  • Pregiudizio Paternalistico: rivolto verso gruppi a basso status sociale e connotato relazioni di cooperazione, in cui i membri del gruppo target sono visti come caldi ma incompetenti, suscitando così emozioni sia negative come la mancanza di rispetto e la condiscendenza, sia positive come la pietà e la compassione.
  • Pregiudizio Sprezzante: rivolto a gruppi a basso status sociale con cui si percepisce una relazione di competizione ed è puramente collegato ad emozioni negative che possono sfociare in comportamenti di annientamento e segregazione.
Mi sono dilungata nel descrivere tale teoria, in quanto la trovo particolarmente calzante per dare una buona lettura del "madamato" poiché esemplificativo di come venne applicato lo Stereotipo Paternalistico, in cui la donna veniva per l'appunto vista con pietà e compassione se si comportava in maniera da assecondare ogni tipo di desiderio maschile e non si discostava dal ritratto di "cane fedele" che pur senza un pensiero, poteva dimostrarsi utile nel lavoro domestico e nelle prestazioni sessuali.
I crimini contro le donne durante il periodo coloniale italiano restano comunque in gran parte prive di documentazione, in parte per via del ritardo delle indagini storiche e della mancanza di documenti relativi all'argomento, che favorirono la ricostruzione identitaria degli italiani nel periodo post-bellico come "brava gente", sia perché i resoconti femminili relativi a quel contesto torico sono pochissimi.
Vorrei concludere con una nota positiva: sono venuta a conoscenza di queste informazioni grazie ai lavori pubblicati dal Dipartimento di Psicologia dell'Università Milano-Bicocca, la quale sta dando avvio a un programma che ha come obiettivo gli atteggiamenti e le emozioni riguardo all'esperienza coloniale italiana. Mi auspico che ci sia anche una sezione dedicata alle donne che hanno subito non solo una discriminazione etnica, ma anche di genere.

2 commenti:

Unknown ha detto...

E' TUTTO VERO. MA I COLONI NON ERANO TUTTI FASCISTI E QUINDI AVEVANO IL LORO PENSIERO. IO HO CONOSCIUTO DIVERSE FAMIGLIE COMPOSTE DA SOMALI E ITALIANI CON I FIGLI DERIVATI. LO STESSO DUCA DEGLI ABRUZZI, SEPOLTO IN SOMALIA DOVE E' VISSUTO E SEPOLTO, CONVIVEVA CON UNA DONNA SOMALA SEPOLTA ACCANTO A LUI PRESSO "VILLAGGIO DUCA DEGLI ABRUZZI" CITTADINA DA LUI FONDATA E SUCCESSIVAMENTE CHIAMATA "JOHAR" A CIRCA 100 Km A OVEST DIMOGADISCIO, DOVE HA CREATO IL PIU' IMPORTANTE ZUCCHERIFICIO DELLA SOMALIA. CON QUESTO NON VOGLIO DISCONOSCERE LA STORIA DI CUI RICORDO QUANTO SCRISSE UN NOTO GIORNALISTA ITALIANO CHE DESCRISSE IN VECCHIAIA CON ORGOGLIO LA SUA "MADAMA".
GRAZIE

Silence in Chains ha detto...

Il noto giornalista sarebbe Montanelli? che definì in un'intervista rilasciata ad Enzo Biagi, la ragazzina di 12 anni da lui comprata "una bestiolina?"