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Mi propongo di far conoscere realtà che non piacciono, sono scomode e infastidiscono per la loro crudezza.Vorrei che ognuno di noi si interessasse agli altri anche se distanti.

venerdì 29 aprile 2016

La Liberia ai Tempi dell'Ebola

Connaught Hospiatl. Photographer Noah Goodrich.
Dopo tanto tempo che aspettavo di visitare la West Coast africana finalmente mi son decisa a partire, ma certo non mi immaginavo di trovarmi nel bel mezzo di un'epidemia di Ebola!
Ancora in Europa non si sapeva nulla, perché si sa: se i morti sono occidentali i media ne parlano, altrimenti tutto tace.
L'epidemia era partita dalla Guinea e non avendo chiuso le frontiere, si è subito propagata in Liberia e Sierra Leone. La modalità di trasmissione è attraverso i fluidi corporei e basta una semplice stretta di mano per contrarre il virus. Immaginiamo uno slum africano o i mezzi di trasporto dove le persone stanno ammassate per ore...
Avevo già avuto modo di conoscere gli standard sanitari in Repubblica Democratica del Congo e Sierra Leone dove ero andata da Emergency, per capire se erano pronti a far fronte ad un'epidemia e naturalmente si stavano attrezzando. In teoria la Liberia ha un sistema sanitario pubblico, in pratica se non puoi corrompere i medici in dollari statunitensi non vieni né visitato né curato. Inoltre negli ospedali non ci sono medicine e l'unico modo per procurarsele e cercare per svariate farmacie (nemmeno le farmacie spesso hanno le medicine) e comprarle privatamente. Non esistono risonanze magnetiche (strumento importante di diagnostica per immagini), mentre noi si, le abbiamo nei centri veterinari disponibili per chi volesse far operare il proprio animale domestico, non c'è chirurgia specializzata. Si sconsiglia caldamente di fare un'iniezione in ospedale in quanto gli aghi vengono utilizzati più volte senza essere adeguatamente sterilizzati. L'ospedale JFK (John Fitzgerald Kennedy) è in queste condizioni. Non molto diverse dall'ospedale Connaught ubicato a Freetown, dove le poche attrezzature che hanno sono inservibili per la mancanza di tecnici per la manutenzione delle stesse.
Forse è per questo che le persone si fidano poco della sanità e preferiscono rivolgersi a guaritori locali.Forse anche culturalmente la medicina occidentale viene vista con sospetto perché talvolta è stato uno dei volti della colonizzazione. A occuparsi principalmente di sanità sono infatti istituti religiosi ed è notevole che mi sia dovuta sorbire lunghe ramanzine da parte di suore, mentre ero ricoverata in un lebbrosario per via della malaria (si, la lebbra è decisamente meno contagiosa dell'ebola). Spesso le persone alternano medicine che comprano in strada, a singola pastiglia ( a volte scadute?) con l'aiuto di guaritori locali.
Mentally ill. Photographer Robin Hammond.
Per rendere l'idea: in tutta la Liberia non esiste un negozio di ottica, infatti i pochi a possedere un paio di occhiali sono missionari che li hanno comprati all'estero. Figuriamoci 'per prestazioni sanitarie più complesse.
Il governo ha dovuto prendere precauzioni per l'ebola e mandava pulmini che spiegavano che l'ebola era reale, in quanto molti non credevano nell'esistenza del virus. Del resto al pari dell'HIV e dell'omosessualità l'ebola (da parte di chi ci credeva) era una malattia importata dagli USA per indebolire la popolazione locale. Monrovia era quasi blindata, fuori dai negozi e dagli alberghi c'erano cisterne d'acqua e piccoli pacchetti di detersivo per potersi lavare le mani e le persone non si stringevano più la mano: la propaganda governativa aveva avuto effetto e quanto meno delle misure precauzionali erano state prese.
In tutto questo ero colpita come sempre dal modo di affrontare la situazione dalla gente locale. Le persone non erano nel panico e se prima negli slum si reppava sull'HIV ora si vendevano ovunque cd contraffatti di canzoni rap riguardanti l'ebola. Insomma, non si facevano prendere dalla paura.


mercoledì 27 aprile 2016

La Storia di Sweety

South Beach, Liberian's slum in Monrovia. Photofrapher Eva Menossi.
Quando ero a Monrovia abitavo proprio accanto a uno dei più grandi slum della capitale: South Beach. Scelsi quel posto perché mi permetteva di stare a contatto con le persone, di condividere con loro alcuni momenti, di mangiare insieme quelle poche cose che riuscivo a ingoiare data la malaria. Passai quasi una ventina di giorni a conoscere le persone che vivevano nello slum.
In Liberia oltre il 50% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà, percependo mezzo dollaro al giorno. 
Gli slum sono agglomerati di baracche costruite in lamiera o con materiali di fortuna. Talvolta le abitazioni sono talmente piccole da poter ospitare solo un materasso. Durante la stagione dell piogge: che si estende per ben tre mesi da Maggio a Luglio gli abitanti degli slum non hanno case asciutte, in quanto l'acqua filtra attraverso il soffitto bagnando i materassi. Non c'è corrente elettrica ne tanto meno rete fognaria o acqua corrente: infatti gli abitanti si trovano  a mangiare esattamente vicino ai posti dove buttano i rifiuti organici e non: favorendo così la trasmissione di malattie come il colera. South Beach (il più grande slum di Monrovia dopo West Point) è abitato da ex-bambini soldato e dalle loro famiglie che senza un sussidi governativo o  accesso a cure mediche, si arrangiano come possono.
L'alto tasso di alcolismo è una conseguenza della situazione di disagio estremo in cui si trovano a vivere gli abitanti dello slum, così come tra bande differenti di diversi slum è uso pacificare i conflitti con l'assunzione di crack in comune, prodotto dagli scarti di cocaina (ben più costosa) che permette sia di evadere da una quotidianità senza futuro che dai numerosi disturbi psicologici che queste persone si trovano inevitabilmente ad avere. 
La situazione delle donne è inevitabilmente peggiore di quella degli uomini. Sottoposte a violenza dai mariti e a loro volta violente con i figli non si trovano ad avere molte alternative di vita.: la prima è vendere cibo che cucinano in casa o piccole merci come lattine di cibo (prese di solito da associazioni umanitarie e poi rivendute più volte) mentre la seconda e la più usata è la prostituzione.
Come sostiene Appaduray nei suoi numerosi studi svolti in India e Baglandesh, il fenomeno della prostituzione è strettamente legato alla povertà e alla necessità di denaro. Mi sentirei personalmente di aggiungere che la guerra, spezzando i legami familiari attraverso pulizie etniche, deportazioni etc...ha ulteriormente aggravato la situazione all'interno del paese, lasciando le persone ancor più prive di risorse economiche.
Molte donne dello slum si sono trovate nella condizione di prostitute già dai tempi della seconda guerra civile liberiana (1999-2003), quando ancora erano bambine. Il fenomeno della prostituzione in Liberia, specialmente a Monrovia è in costante crescita andando di pari passo con l'incremento della povertà (così come dicono i dati raccolti dal LISGIS -Liberia Institute of Statistic & Geo Information Service-). Vi è inoltre il fenomeno dello stupro come forma di iniziazione all'attività di prostituta.
Le prostitute degli slum lavorano principalmente e quasi esclusivamente la notte, non nella zona dove abitano e si dividono in due classi: le donne che si vendono ai bianchi e quelle che lo fanno con i propri connazionali. Questa differenza determina una diversa modalità di approccio (ovvero solo nel caso in cui una donna si prostituisca con un connazionale lavora per strada, mentre le altre più che altro si fanno offrire drink negli alberghi di lusso come tecnica di adescamento) nonché una differenza si status sociale ed economico (gli stranieri pagano meglio).
Fu grazie a un ragazzo che che abitava in una casa abbandonata che conobbi Sweety (il nome che mi disse fu solo quello che usava per lavoro), una prostituta a cui avevano tolto i figli e che viveva in una piccola baracca a ridosso della spiaggia che il mare si stava mangiando. Parlai a lungo con lei, le regalai i miei vestiti, mi protesse durante una rissa nello slum. Io hai tempi ero reduce dalla malria e assumevo chinino per guarire, lei aveva invece contratto la malattia del sonno (così si diceva nello slum, ma non vi è diagnosi medica che lo accerti), senza aver la possibilità di comprare delle medicine o di aver accesso agli ospedali.
Faceva la prostituta da quando aveva 13 anni, aveva iniziato durante la guerra civile e poi ha continuato fino ad oggi. Tra noi si è instaurata un'amicizia e mi ha parlato a lungo di sè.
L'ho intervistata per darle la possibilità di raccontare la storia e mi limito a riportare quellio che mi disse e che registrai.

Sweety. Photographer Eva Menossi
Ciao Sweety, io sono qui da un pò, hai voglia di raccontarmi un  di te? per esempio, spiegami perché sei così magra.
Sono molto malata, ho la malattia del sonno e non ho i soldi per le medicine. Spesso mi viene la febbre molto alta ma non posso farci niente. 
Quanti anni hai?
Ho 29 anni e vivo qui a South Beach nella casa che ti ho mostrato ieri. Sai che quando piove devo tirarmi il materasso sulla testa per non bagnarmi? Te l' ho detto? Sono nata qua  Monrovia o meglio, in un villaggio qua vicino e poi sono venuta qui nella capitale, perché c'era la guerra.
Si, mi ricordo di casa tua. Come sei diventata una prostituta?
Io lavoro come prostituta in strada. Non tutte lavorano in strada. Non ho soldi, posso fare solo questo lavoro, lo faccio perché mi mancano i soldi per vivere, cosa posso fare? Ho perso la mia famiglia durante la guerra quando ero piccola e avevo solo 9 anni. Ho iniziato a prostituirmi quando avevo tredici anni perché i miei amici mi facevano pressione. Sai, in realtà, ho iniziato prima credo... però non sono sicura...vedi loro mi hanno violentata [gli amici] quando avevo nove anni ed ero andata a fare la pipì. Mentre mi sono seduta mi hanno presa. Prima facevo la prostituta in un villaggio nella foresta, durante la guerra.

Non è bello quello che mi racconti, mi dispiace molto. Quanto ti pagano ora?
Sweety. Photographer Eva Menossi.
Mi pagano sui 150 o 200 $ liberiani [1 euro= 95.20 $ liberiani] e di solito ho 2 o 3 clienti a notte e quello che guadagno mi basta appena per vivere. Mi pagano poco perché vado con la gente di qui. Solo una volta sono andata con un bianco e mi ha pagata di più. Prendo poco però almeno non devo niente a nessuno: non ho un capo, lavoro per conto mio. Però non guadagno mai abbastanza soldi per pagare le medicine, non mi posso pagare le cure e non trovo nemmeno NGO che mi aiutino. 
Mi hai detto che hai dei figli...
Si, ho quattro figli, ma me li hanno portati via: per vedere mia figlia maggiore devo chiedere il permesso. Il governo me li ha portati via perché sono malata e non posso mantenerli, ma mi mancano, vorrei stare con loro. Mia figlia maggiore ha 14 anni e vive a Bona Beach, qui vicino, per questo ogni tanto riesco a vederla e mi aiuta a lavare i panni, è brava sai?
Ti droghi? Qui vedo che molti fanno uso di crack.
Si ma non c'è solo il crack, abbiamo anche altro, per esempio una droga chiamata "Italian Wine" si fuma anche quella, io la prendevo per stare un pò meglio.
Ma perché non vai in ospedale?
Non posso andare in ospedale! Non ho i soldi per pagare i medici e posso comprare solo le pastiglie che vendono in strada perché quelle della farmacia costano di più. Sai molte persone muoiono di malattia negli slum, specie adesso che c'è l'ebola, anche se dicono di avere un'unità apposta al JFK ti prendi l'ebola! Io non voglio andare, ti lasciano lì e ti isolano anche se non hai i sintomi.
Si, l'ebola è un'emergenza qui. Nessuno fa nulla secondo te?
Secondo me in Liberia non ci sono strumenti per combattere l'ebola. Figurati, negli ospedali non hanno le medicine. Io comunque non ho soldi e non posso andare in ospedale. La cominità internazionale un pò ci aiuta, ma non basta...lo vedi anche tu...
Tra poco devo andare a lavorare e mi devo preparare per andare a lavorare.
Sweety mangiamo qualcosa insieme qui? 
Non ho fame, ho la febbre oggi. Ci sei ancora domani?Non partire senza salutarmi!
No stai tranquilla, piuttosto bussa al convitto, e chiedi di me, ci vediamo domani.

Per il fenomeno dell'ebola in Liberia e Sierra Leone, nonché sulla sanità attendete il mio prossimo articolo.


domenica 24 aprile 2016

Il Generale Butt Naked & Io

La prima guerra civile liberiana (1989-1997), scoppiò nel tentativo da parte di gruppi ribelli di rovesciare il regime di Samuel Doe. Molte fazioni entrarono in gioco: tra cui la principale fu guidata da Charles Taylor (1948) che fondò l' NPFL ( National Patriotic Front of Liberia), supportato da Libia, Costa d'Avorio e Burkina Faso, le quali inviarono illegalmente l' l'80% delle milizie nel paese. Anche molti liberiani appartenenti al clan dei Gio e Mano ( Liberia del nord) perseguitati sotto il regime di Doe si unirono al NPFL.
Altri gruppi si affiancarono al movimento guidato da Taylor, mentre altri lo contrastarono
Warrior naked, Liberian.
sostenendo il presidente Doe. Nei vari gruppi in sostegno di Doe, vi era anche quello di Joshua Milton Blahyi (1952)  noto in battaglia come il generale "Butt Naked", in quanto portava all'attacco le sue truppe con le sole armi addosso. Butt Naked, divenne un'autorità religiosa nei Sarpo (nome indicante un ceppo linguistico, più che un'etnia; infatti questi ultimi sono inclusi etnicamente nei Krhan in Liberia) già all'età di 11 anni. Presso la sua gente divenne presto un capo, dato l'uso di eleggere il leader in base alla prestanza fisica e non per discendenza. Butt Naked era dunque uno stregone e un capo.
 La figura dello stregone è estremamente dibattuta e si tende a utilizzare lo stesso termine per persone che in base alla loro cultura di appartenenza utilizzano pratiche completamente diverse (uno stregone in Liberia agisce in maniera assai differente da un suo "collega" in Zimbawe). In Liberia (ma non solo) il ruolo dello stregone è soddisfare il bisogno di potere, di avanzamento di status, dare l'invulnerabilità in battaglia, rendere ricchi, etc...utilizzando la magia nera e facendo pagare i loro rituali profumatamente. Proprio per la protezione che potevano offrire in battaglia gli stregoni assunsero un ruolo centrale durante la guerra, permettendo così ai soldati (spesso bambini) di credersi invisibili al nemico o invulnerabili ai proiettili. La metodologia utilizzata specialmente presso i Krahn consistono principalmente in rituali cannibalici: la scelta della vittima e la parte del corpo scelta variano a seconda di quello che si desidera ottenere, la parte più preziosa del corpo è considerato il cuore che deve essere estratto dal petto ancora pulsante, infatti la vittima sacrificale deve essere viva affinché i suoi organi trasmettano il potere a chi li mangia. Le vittime devono essere in salute, e tanto più ricoprono un alto status sociale (un generale nemico per esempio) tanto più ne trarrà potere chi ne mangia il corpo.
Butt Naked era un assiduo sostenitore delle pratiche cannibaliche e a suo carico sia come combattente che come stregone si attribuiscono circa 20.000 morti (numero non verificato). Nel 1996 però divenne cristiano e si convertì, diventando così un predicatore.
Dopo aver letto numerosi studi antropologici sul cannibalismo nella West Coast africana ed aver preso un biglietto per Monrovia, mi armai di coraggio e pazienza e mi misi alla ricerca di Butt Naked. Dopo giorni di ricerca andati a vuoto e con l'aiuto di un tassista riuscì finalmente a scoprire la sua abitazione. Butt Naked vive in una tranquilla villetta in muratura (non è affatto scontato che le case siano in muratura), insieme alla sua famiglia in una zona non centrale di Monrovia.
Joshua Milton Blahyi durante una conferenza
La mia impressione quando lo vidi non fu buona, anzi possiamo dire pessima. Aveva poco tempo in quanto doveva andare a predicare nella sua chiesa, e una delle prime cose che mi disse è che mi avrebbe concesso un'intervista di 3 ore se fossi ritornata in quanto era abituato a rilasciarne e lì attaccò l'elenco delle varie emittenti televisive che lo avevano contattato tra cui la CNN. D'accordo, mi dava decisamente sui nervi, avevo l'impressione che facesse tutto questo per ottenere visibilità e percepivo in lui un narcisismo davvero raro, ma dopo averlo cercato tanto, ho dissimulato la cosa e mi sono accontentata del tempo che aveva in quel momento a disposizione.
Di seguito riporto l'intervista che ho svolto con lui, sul balcone di casa sua.

Lei combatteva in favore di Doe giusto?
Io prima di convertirmi ero uno dei leaders che lottavano contro Taylor a favore del presidente Doe, certo. Siamo stati il gruppo più famoso ad aver sostenuto Doe, tanto che dopo la sua morte e l'insediamento di Taylor alla presidenza abbiamo continuato a lottare fino al 1997.
Vi chiamano "Warriors Naked" mi spiega a che cosa è dovuto?
Combattevamo nudi, alcuni avevano pitture che si facevano attraverso terre di vari colori, è un usanza che serve a proteggere la società segreta dei Krhan. 
Lei è famoso per aver compiuto numerosi atti di cannibalismo, è la verità?
Si, lo è. Il nostro rituale di battaglia consisteva nel mangiare il cuore di un bambino vivo, in quanto noi crediamo che questo ci ripari dai proiettili e ci renda invisibili. Non a caso molte persone hanno provato a spararmi ma i proiettili non entravano, per questo penso che il rituale funzioni.
Avevate altri rituali di questo tipo?
Un'altra delle nostre usanze di battaglia era la modalità di uccisione del nemico, estremamente brutale, per cui facevamo il corpo a pezzi e ne spargevamo le parti intorno per incutere terrore, questo almeno era quello che accadeva quando li catturavamo: è un rituale della paura.
Però non parliamo di questo, ho smesso di compiere queste cose quando ho incontrato Gesù e mi sono convertito al cristianesimo. Ho convertito molte persone anche molto importanti, come il generale Devil o il generale Sandokan. Quando mi sono convertito molte televisioni mi hanno intervistato. 
E com'è successa questa sua conversione?
Io ero seduto e ho sentito dietro di me una voce che parlava nella mia lingua, mi chiedeva se volevo accettare di essere convertito e vivere a lungo o se preferivo non accettare e morire. Poi ho visto Gesù, era completamente avvolto in una luce molto brillante. Così ho cambiato vita.
Io vedevo gli Spiriti come vedo Lei ora, ma ho incontrato qualcosa di più forte degli Spiriti, così ho iniziato a prendere potere da Gesù e ho smesso di uccidere, ho confessato i miei peccati. Sono andato da un pastore per imparare ad essere cristiano e sono tornato nel mio villaggio ma ho smesso di uccidere perché Dio ci proteggeva.
Quindi lei non era cristiano prima?
No, prima ero animista e credevo negli Spiriti della mia tribù e del mio villaggio: noi vediamo gli Spiriti. 
Ed è connesso a questo il cannibalismo, mi pare di capire.
Si, noi avevamo bisogno di sacrifici umani, in quanto crediamo che vuoi diventare potente devi mangiare carne umana fresca. Poi, però, ho incontrato Dio: l'ho visto!
Forse tocco un argomento delicato, ma non ha sensi di colpa per quello che ha compiuto in passato? si è mai rivolto a uno psicologo?
Ora ho dei flashback di quanto facevo in passato. Io voglio convincere la gente in tutto il mondo a non fare queste cose!
Non è una buona cosa per un essere umano uccidere. Ora sono libero e ho una moglie e dei figli, ma alcuni non hanno dimenticato il mio passato e temo per la vita della mia famiglia e vado con loro ovunque. Conduco una vita molto difficile. 
Ma per tornare alla sua domanda le dico che molti hanno avuto un passato come il mio e si drogano, mentre l'unica cosa che può aiutarmi adesso è Dio, Gesù Cristo, io credo in Lui, Egli dimentica i peccati e ti incoraggia ad andare avanti: questa è la mia fede. La fede aiuta come la psicologia, perché trovi la verità, altrimenti vivi come in un film.Se credi puoi vivere ancora, se credi puoi dimenticare. Nella realtà di tutti giorni è la fede che aiuta. 
Ho gli incubi su quello che ho fatto: so già che stanotte mi accadrà perché ne ho parlato e sono tornato indietro. Dovrò pregare molto per farli andare via: ma questa è la mia fede che mi salva, perché poi mi siedo e sono tranquillo.
Ho detto a molte persone del mio villaggio che il loro non è il modo giusto di vivere: mangia mucche, capre e pesci per diventare forte, non carne umana fresca: questo predico adesso! 
Molte persone che hanno combattuto con me ora sono per strada, mentre altri vivono qui nel quartiere che chiamiamo Chocolate City e preghiamo insieme perché quando compivano quegli atti erano molto piccoli e ora cerco di riabilitarli.
Quindi reclutava anche bambini nel suo esercito...
Si, erano piccoli, avevano 9 o 10 anni quando gli insegnavo a sparare e a uccidere.
Mi scusi ora devo andare in Chiesa ora, ripassi più tardi, verso sera, posso concederle un intervista di 3, ma anche 4 ore se vuole. Sa sono famoso.
Non la disturbo oltre. La ringrazio per la disponibilità.
Si certo! ma venga! sa sono famoso!

Beh che dire...pensare che il tutto sarebbe stato evitabile grazie alla consulenza di un buon nutrizionista!












sabato 23 aprile 2016

Un Sogno Chiamato Liberia

Liberian' s Warrior. Photographer Crhis Hondors.



Sognavo la Liberia. La sognavo da anni. Un luogo chiamato Liberia ha il sapore della libertà.
Un luogo dove dagli Stati Uniti riportavano indietro gli schiavi affrancati, i quali finalmente potevano essere uomini e non più schiavi. Decisi che sarei andata, avrei visto coi miei occhi quel piccolo stato africano. Poi ho misi da parte le fantasie e prima di partire mi sono armata di libri e ho iniziato a vedere documentari e venni a sapere come la fondazione della Liberia (1849) era in realtà una manovra da parte degli Stati Uniti per continuare il commercio quando la schiavitù non rendeva più come nei tempi passati.



Mi incuriosiva specialmente capire come si sentissero queste persone che dopo essere state private della libertà per generazioni erano finalmente tornate a "casa". L'essere umano tende a riproporre ciò che ha visto e ha vissuto, tenderà a riformare legami e ad educare i figli così come a sua volta è stato cresciuto ed educato questa è la base che propone John Bowlby nella  "Teoria dell'Attaccamento"(JohnBowlby, 1958). Il riprodursi di legami di un certi tipo va ben al di là di come ha teorizzato e ben dimostrato Bowlby nell'interazione madre-bambino, infatti lo stesso meccanismo viene applicato a gruppi di esseri umani adulti che essendo cresciuti in condizioni di sfruttamento a loro volta tenderanno a replicarlo, se ne avranno la possibilità. Così mi sono spiegata la presa di potere dei primi africani rimpatriati africani verso gli autoctoni, con cui intrattennero relazioni di sfruttamento per le risorse economiche, in modo da poter loro stessi detenere un potere economico-politico attraverso il commercio di beni con gli USA. La stessa American Colonization Society aveva appunto deciso di utilizzare ex-schiavi per intrattenere rapporti commerciali con la West Coast africana.
Avevo visto immagini di torture, di uomini uccisi, di bambini usati come spie e uccisi. Ma questo era per me finito nel 2003. Ora la popolazione come viveva? e le persone che avevano partecipato alla guerra ed erano ex-bambini soldato ora cosa facevano? Però era anche pur vero che il primo presidente democratico dopo 133 anni di predominio politico americano aveva messo fine quanto meno allo sfruttamento economico statunitense in questo piccolo paese. D'accordo c'erano state dittature dalla proclamazione dell'indipendenza in Liberia, però era pur sempre diventata indipendente. Certo Samuel Doe non era un santo, non riuscì a gestire la democrazia in Liberia, probabilmente a causa di un retaggio culturale africano in cui all'interno di un territorio prevale un clan (per noi il "territorio" è ciò che definiamo "stato"), e lui essendo un Krhan (clan del Sud Est liberiano) tendette ad avere favoritismi a persone che erano in parentela con lui. Vero, non fu capace di tenere sotto controllo i clan che popolavano lo stato-nazione chiamato Liberia e certamente se non fosse stato introdotto ed applicato un concetto statale non africano non sarebbero sorte tensioni così forti. Però Samuel Doeprovò di fatto a instaurare uno stato democratico nel 1984. Provò a creare uno stato  multipartitico, anche se poi si rivelò un fallimento. Però l'NPFL (National Front Patriotic of Liberia) guidato da Charles Taylor lo uccise nel 1990, e s,i lo sapevo, ma ancora non mi sentivo di sottovalutare il tentativo che aveva fatto Doe.
Due cose non riuscivo in realtà a coniugare: quello che avevo immaginato sulla Liberia e le fotografie delle due guerre civili e dei documentari che mi era capitato di vedere dopo molte ricerche.
E i famosi Warriors Naked (così  denominati in quanto si battevano nudi e con pitture tribali che gli ricoprivano il corpo, strenui sostenitori di S.Doe contro la fazione di C. Taylor), che avevano combattuto in entrambe le guerre civili, ora erano in prigione o erano tornati ad essere reintegrati nel clan dei Krahn? Come la società si era ricostruita dopo un conflitto che aveva puntato tutto sul distruggere le maglie sociali attraverso stupri per differita? D'accordo la Liberia era nata a fatica, c'erano stati soprusi e una serie di dittature, i rapporti tra rimpatriati e nativi non erano andato per il meglio in quanto i primi forse si sentivano più statunitensi e si sentivano forse "culturalmente superiori", per essere nati tra i "bianchi" e nell'intraprendere rapporti economici con loro.

Decisi di partire.

lunedì 18 aprile 2016

Odio gli Indifferenti


La Visione della Donna Durante il Colonialismo Italiano-I Parte

Tempo fa, mi trovai a scrivere un articolo per un amico fotografo che da un paio d'anni si occupa, anche di storia del colonialismo italiano in Somalia.
Naretti (?), Nudo Femminile
Mi chiese nello specifico di spiegare la differenza esistente tra "clan" e "tribù", argomento che avevamo già discusso a voce nel suo studio di Torino, luogo (il suo studio), che con il tempo è andato sempre più identificandosi con la mia passione per la fotografia.
Scrissi l'articolo, ma nel recuperare testi che si occupavano di quel periodo storico e tanto più di colonialismo italiano, mi sono involontariamente imbattuta nella visione e nell'immaginario della donna nera, da parte del regime fascista.
Rimasi a dir poco sconcertata, nello scoprire una letteratura di carattere strettamente razzista che trattava dell'argomento. Forse il più noto tra questi scrittori resta Gino Mitrano Sani che nel 1933 pubblica Femina Somala romanzo in cui si descrive la donna come mero corpo, senza alcun tipo di pensiero e quindi resa fruibile all'uomo come oggetto di piacere. Il mito della Venere Nera veniva insomma scritto e fotografato (ricordiamo le foto dei fratelli Naretti) come parte integrante di una colonizzazione che mirava all'annientamento di un popolo anche tramite armi culturali.
Questo tipo di visione era destinata a mutare negli anni. Infatti con l'introduzione delle leggi razziali e l'approvazione del RDL 740 del 19 aprile 1937, Sanzioni per rapporti di indole coniugale tra cittadini e sudditi, il quale recita "Il cittadino italiano che nel territorio del Regno o delle Colonie tiene relazione di indole coniugale con persona suddita dell'Africa Orientale Italiana o straniera appartenente a popolazione che abbia tradizioni, costumi e concetti giuridici e sociali analoghi a quelli dei sudditi dell Africa Coloniale Italiana è punito con la reclusione da uno a cinque anni", già si evidenzia un netto cambio di prospettiva in relazione al ruolo degli italiani nelle colonie dell' Africa Orientale.
Con la proclamazione dell'Impero e la promulgazione delle Leggi Razziali, prese piede una visione sempre più improntata a una superiorità biologica della "razza italica"che portò ad arresti e sanzioni verso soldati che non si erano limitati a intrattenere relazioni di tipo strettamente sessuale con le donne indigene, così come furono aboliti e messi fuori legge quegli istituti che si occupavano di bambini meticci, nel tentativo di abolire qualunque rapporto affettivo tra colonizzatore e colonizzato. Vale la pena citare come esempio, la rivista "La Difesa delle Razza" edita per la prima volta il 5 agosto 1938, dove tra le firme più illustri compare quella dell'antropologo Lidio Cipriani, il quale teorizzava l'esistenza di "grandi" e "piccole" razze su basi strettamente biologiche, in quanto permette di capire come il cambio di prospettiva avvenisse non  solo legalmente, ma anche culturalmente.
Lidio Cipriani
Senza voler approfondire il tema del colonialismo italiano in Africa Orientale, in quanto troppo controverso, ampio e complesso, mi sono maggiormente interessata alla visione dei contemporanei, in particolare degli psicologi sociali, circa i fenomeni verificatisi a quel tempo.
Una delle prospettive che trovo più interessanti e calzanti per comprendere il fenomeno del "madamato" è il Modello del Contenuto degli Stereotipi proposto da Fiske, Cuddy,Glick e Xu (2002) in cui il rapporto tra gruppi dominanti e dominati si polarizza intorno alla competenza e al calore percepiti tra i gruppi. Tale modello prevede che quattro tipi di pregiudizio, ovvero:

  • Pregiudizio di Ammirazione: rivolto agli appartenenti del gruppo ad alto status sociale, connotato da sentimenti di competenza, percepito come cooperativo, quindi connotato da sentimenti "caldi" come deferenza, rispetto, ammirazione
  • Pregiudizio Invidioso: rivolto verso gruppi ad alto status e con relazione di competizione, dunque connotato da sentimenti freddi quali invidia, paura, risentimento e ostilità. 
  • Pregiudizio Paternalistico: rivolto verso gruppi a basso status sociale e connotato relazioni di cooperazione, in cui i membri del gruppo target sono visti come caldi ma incompetenti, suscitando così emozioni sia negative come la mancanza di rispetto e la condiscendenza, sia positive come la pietà e la compassione.
  • Pregiudizio Sprezzante: rivolto a gruppi a basso status sociale con cui si percepisce una relazione di competizione ed è puramente collegato ad emozioni negative che possono sfociare in comportamenti di annientamento e segregazione.
Mi sono dilungata nel descrivere tale teoria, in quanto la trovo particolarmente calzante per dare una buona lettura del "madamato" poiché esemplificativo di come venne applicato lo Stereotipo Paternalistico, in cui la donna veniva per l'appunto vista con pietà e compassione se si comportava in maniera da assecondare ogni tipo di desiderio maschile e non si discostava dal ritratto di "cane fedele" che pur senza un pensiero, poteva dimostrarsi utile nel lavoro domestico e nelle prestazioni sessuali.
I crimini contro le donne durante il periodo coloniale italiano restano comunque in gran parte prive di documentazione, in parte per via del ritardo delle indagini storiche e della mancanza di documenti relativi all'argomento, che favorirono la ricostruzione identitaria degli italiani nel periodo post-bellico come "brava gente", sia perché i resoconti femminili relativi a quel contesto torico sono pochissimi.
Vorrei concludere con una nota positiva: sono venuta a conoscenza di queste informazioni grazie ai lavori pubblicati dal Dipartimento di Psicologia dell'Università Milano-Bicocca, la quale sta dando avvio a un programma che ha come obiettivo gli atteggiamenti e le emozioni riguardo all'esperienza coloniale italiana. Mi auspico che ci sia anche una sezione dedicata alle donne che hanno subito non solo una discriminazione etnica, ma anche di genere.

venerdì 15 aprile 2016

L'infanzia in un campo profughi

I bambini in un campo profughi in Kivu (RDC ) . Queste persone aspettano che le NGO (organizzazioni non governative) gli diano accesso alle cure mediche e all'istruzione. 
La guerra interetnica tra Hutu e Tusti si spostò in RDC poco dopo il genocidio del Rwanda e ancora se ne vedono gli effetti.

Children in the refugees camp. Photographer Eva Menossi. 

Children refugees. Photographer Eva Menossi.


Child in the refugees camp. Photographer Eva Menossi.