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Mi propongo di far conoscere realtà che non piacciono, sono scomode e infastidiscono per la loro crudezza.Vorrei che ognuno di noi si interessasse agli altri anche se distanti.

domenica 26 giugno 2016

Brexit

Mi è parso necessario affrontare la questione Brexit e sospendere per un attimo gli articoli sull'Africa. Ho la fortuna di avere un padre che si intende di economia e dopo 3 giorni di conferenza massacrante mi ha mandato una mail con una breve analisi che non ho intenzione di cambiare. Ringrazio L'ingegner paolo Menossi per la disponibilità e l'affetto che ha per me.  Spero che vi lasci soddisfatti

Gentili lettori,
da una posizione privilegiata prima di Amministratore Delegato di una multinazionale e oggi di consulente, che da quarant’anni opera nel manifatturiero italiano a diretto contatto con gli imprenditori e partecipa costantemente a importanti conferenze nazionali e internazionali, esprimo alcuni commenti a caldo sul Brexit.
Tali commenti raccolgono mie valutazioni tarate anche secondo pareri di eminenti analisti nel corso di un interessante dibattito avuto ieri sull’argomento.
Premettiamo che la Gran Bretagna non ha voluto entrare nella moneta unica europea (Euro) e ha sempre manifestato l’idea che non avrebbe mai approvato e tantomeno partecipato a un’unione politica, che è il solo e vero presupposto di una Europa unita (o Stati Uniti di Europa) per fare una similitudine con gli USA.
Premettiamo anche che la vittoria LEAVE su REMAIN è stata molto stretta di misura, ma per fascie nette e distinte. Per LEAVE gli anziani e il centro Inghilterra, per REMAIN Londra City, Scozia e Irlanda.
Questo la dice già lunga su come abbiano influito emozioni o ragione. Le emozioni popolari di un ritorno al vecchio e glorioso se non addirittura coloniale United Kingdom, hanno di stretta misura prevalso sulla ragione dell’industria, della finanza e dei giovani proiettati in un EUROPA unita, la sola in grado di confrontarsi con le imponenti realtà esistenti quali USA e CINA, o possibili emergenti quali INDIA.
La pancia della vecchia Inghilterra ha prevalso cavalcando l’onda della paura dell’immigrazione, non solo di quella extra comunitaria, ma soprattutto di quella del resto dell’Europa.
Le ragioni vere e profonde sono invece rappresentate dal rifiutare una possibile futura unione politica e legislativa/governativa e nell’immediato un giusto rifiuto dello strapotere tedesco.
Purtroppo una stretta e ben identificata maggioranza di inglesi ha scelto di uscire dall’Europa invece di combattere per un cambiamento e per il futuro di una Europa Unita.
Abbiamo subito visto le reazioni dei mercati. Nonostante ci vorranno almeno un paio di anni per fare questo difficile percorso a ritroso, in un giorno le Borse hanno bruciato quasi il 10% e la Sterlina ha perso un analogo valore sul Dollaro.
Le difficoltà anche pratiche di questo percorso sono enormi. Dai permessi di soggiorno, forme di lavoro e pensioni, dei numerosi lavoratori europei in Gran Bretagna (500.000 solo a Londra) e viceversa degli Inglesi che lavorano in Europa ( financo negli uffici europei di Bruxelles). Per non parlare degli studenti stranieri (Erasmus) che sono numerosi quanto gli inglesi.
Tornando alla svalutazione, non è una cosa da poco. Chiedetelo a tutti gli operatori internazionali che devono ricevere pagamenti in sterline e si ritrovano ad aver perso il 10% del valore che aspettavano, per beni venduti o servizi prestati. Non credo siano contenti e presteranno ben attenzione nelle prossime vendite (che tra l’altro saranno ben poco remunerative per gli europei che vendono, o molto costose per gli inglesi che comprano).
Il valore degli immobili e delle proprietà in Inghilterra anche essi svalutati, i beni o materie prime che si devono comperare più costosi … e così via. Ma non soffermiamoci su cose così ovvie, come sul fatto che sarà invece favorita l’esportazione di merci prodotte in Inghilterra o meno costoso un viaggio in quel Paese.
Vedremo in un prossimo futuro, a seconda del tipo di bilancio nel rapporto col Mondo Esterno che l’Inghilterra stabilirà, vantaggi e svantaggi.
Una cosa è sicura: le probabilità di una recessione interna sono altissime, e questa non è mai una bella cosa, portando impoverimento e disoccupazione.
Altra possibile conseguenza pesante per il Regno Unito, è che rischi di non essere più tale se le velleità separatiste ed europeiste di Scozia, Irlanda e magari Galles riusciranno ad andare in porto.
Inoltre per fronteggiare questa situazione, non hanno nemmeno un Governo stabile che possa agire prontamente e unitamente, in quanto Cameron si è dimesso.
Del resto era un atto dovuto data la sua piena responsabilità di aver permesso (se non addirittura promosso, con l’idea di rafforzarsi) un tale folle referendum. Folle per l’eventuale possibile risultato di LEAVE che ha avuto, ma folle anche perché non si può e non si deve dare a un referendum popolare una responsabilità che è e deve essere del Governo (democraticamente eletto dalla popolazione anche perché prenda queste decisioni a seconda di avvedute valutazioni economiche e politiche che lui solo è in grado di fare).
Detto quanto sopra, cerchiamo di analizzare le conseguenze di una Europa senza Inghilterra, data la scelta dell’Isola.
Gli scenari sono diversi a seconda che certi effetti domino si verifichino o no.
Il primo è economico/valutario. La reazione immediata è stata molto negativa, con crollo di borsa e sterlina, come detto all’inizio. Bisognerà monitorare attentamente l’evoluzione nei prossimi giorni.
I recuperi sono probabili, il rischio è che come spesso avviene in queste situazioni, il recupero sia minore della perdita…e così via per cicli successivi, portando a un consolidato impoverimento e a una possibile recessione, anche in Europa quindi e non solo in Gran Bretagna, o quello che resterà di lei.
Purtroppo il rischio che a pagare colpe di una politica egemonica tedesca e di una rinuncia e uscita inglese siano altri stati membri quali Grecia, Spagna e Italia, economicamente più deboli e indebitati, è molto alto.
Non sottovalutiamo poi l’effetto disgregante per l’Europa di imitazioni da parte delle crescenti frange euroscettiche Lepeniane, Salviniane e così via. Non credo possano prevalere, ma creeranno molto disturbo e confusione.
Essendo impossibile fare previsioni realistiche così a caldo, in quanto dobbiamo vedere come i Mercati e i Governi interessati reagiranno, mi limiterei a dire che sarà molto importante vedere quale sarà la reazione della Germania, attore principale in Europa, non solo per la più numerosa popolazione, ma soprattutto per la sua di gran lunga più forte economia.
La Germania è come già detto anche in parte responsabile di quanto è successo, avendo imposto troppo la sua visione di Europa e le sue regole (valide e favorevoli alla sua economia forte, non altrettanto per altre economie più deboli e fortemente indebitate).
La Gran Bretagna, altra economia in salute (e quindi la sola che poteva permettersi di rischiare una uscita, anche se potrebbe finire per rimetterci molto), forte anche della sua Finanza e non volendo sottomettersi ai dictat tedeschi, ha operato come reazione questa scelta dirompente.
A questo punto la Germania dovrebbe mettere a frutto la lezione permettendo se non favorendo la crescita dell’Europa senza Gran Bretagna nel suo complesso (Europa di cui anche lei ha fortemente bisogno per le sue esportazioni), e questa è la visione ottimistica.
Potrebbe anche sentirsi ancora più forte, non più contrapposta dalla Gran Bretagna e ormai non più dalla indebolita Francia, e rafforzare ancora la sua egemonia, portando l’Europa agli Stati Uniti di Germania, che sarebbe la fine della Europa stessa. Questo è lo scenario pessimistico.
Sul piano oltre Oceano è chiaro che gli Stati Uniti hanno bisogno ( e Obama lo aveva detto chiaramente a Cameron ) di un Europa forte come alleato e partner di scambio, quindi tiferanno e si daranno da fare nei limiti del possibile e senza ovviamente interferire nelle nostre politiche, per questa soluzione.
Questo è lo scenario, a voi trarre ulteriori considerazioni.

Ing. Paolo Menossi
Global Consulting Team Srl, President

domenica 19 giugno 2016

Quando Ho Smesso di Amare i Diamanti-I Parte

Diamonds in the Hand. Photographer Eva Menossi
Quando sono arrivata a Koidu (capitale del distretto di Kono) ho trovato una città immersa nella polvere, secca, arida. Ho cercato un hotel e ne ho trovato uno in centro proprio davanti a un mercatino, dove le donne fanno da mangiare per strada e cucinano frittelle e ti danno quelle loro bevande tipiche piccanti (in Sierra Leone tutto è piccante). Sotto c'era un bar, di quelli che si trovano lì, con la birra calda perché la corrente spesso non c'è, ma si parla con tutti. Mi faccio un giro per le strade polverose: non trovo altro che cambiavalute, negozi che prezzano diamanti gestiti da libanesi. Persino i piccoli supermarket sono di proprietà dei libanesi.
Ma io sono lì per altro. Mi interessa capire come le persone sono tornate a vivere dopo la guerra.
Ovviamente molti erano scappati, altri avevano dovuto lavorare come schiavi per i ribelli e io voglio capire ora com'è la vita lì.
In quello che ormai chiamo il mio bar riesco a ottenere il nominativo di un reverendo che mi promette di farmi conoscere la storia di Koidu dopo la guerra. Mi avverte che sarà pericoloso. Ho tolto i nomi degli intervistati anche se un maestro ha insistito affinché lo mettessi, perché dichiarava di dover dare l'esempio ai suoi allievi e nessun uomo che si nasconde dà l'esempio.
Fondamentalmente l'intervista che riporto tratta la storia post-bellica di Koidu, di come le persone siano state espropriate delle loro case e dei loro terreni e di come alcuni siano morti in proteste contro le multinazionali per riavere le loro case.
Alcune foto da me scattate sono state fatte da una moto in corsa perché lì le multinazionali sparano., ed è più facile mirare un bersaglio fermo che non in movimento. Ma procediamo con la storia...
Le interviste sono due, preferisco procedere con ordine.Qui pubblicherò la prima, svolta con un maestro e attivista.
 Raccontami che cosa è successo dopo la guerra. Quando le multinazionali sono arrivate qua?
Track of Saudi Arabia. Photographer Eva Menossi
Io sono andato via durante la guerra e sono tornato solo dopo ed è stato allora che sono arrivate le multinazionali. Vedi le multinazionali in realtà avevano già un un contratto sotto il regime di Valentine (Velntine Strasser, presidente della Sierra Leone dal 1992 al 1996), quindi effettivamente non è proprio iniziato tutto con la fine della guerra civile. Così come i ribelli le multinazionali sapevano bene che dovevano avere accesso alle risorse del paese, in quanto questa è una zona strategica.
Puoi dirmi i nomi delle compagnie che operano qui?
Si certo. Si tratta della Koidu Limited, la Koidu Holding e la Brunch Energy. Queste compagnie sono arrivate qui e hanno fatto accordi col governo e con il sindaco di Koidu, prendendo molte terre, specialmente delle persone che sono scappate a causa della guerra. Essendoci pochi controlli e il governo corrotto non è stato difficile per loro stipulare un accordo, tra l'altro favorito dal governo britannico per l'esportazione di diamanti. Nel 2002, alla fine della guerra le compagnie furono velocissime a tornare.
La popolazione è tornata nel 2004, ma le 3 compagnie che ti ho citato avevano già concluso l'accordo nel 2003 e nel 2004 sono iniziati i problemi, in quanto queste hanno espropriato terreni illegalmente. Io da quel momento ho iniziato scattare fotografie per aiutare le persone, per mostrargli com'erano veramente le cose e fargli capire che avevano ragione ad arrabbiarsi perché volevano la loro proprietà e i loro diritti. Ci fu una prima manifestazione, dichiarata illegale dalle compagnie. 
E cos'è successo?
Attraverso questa manifestazione il governo ha elargito un milione di leoni (pari a 330 euro) perché la gente si calmasse e non ci sono stati morti , ma la gente non era contenta nonostante fosse iniziata la costruzione di nuove case, in quanto non c'erano nè alberi nè risorse nè tanto meno acqua disponibile nei dintorni delle nuove case e inoltre erano molto distanti dalle scuole. 
Ma qualcosa di buono queste compagnie avranno fatto? Avranno dato lavoro alla gente locale.
No, non assumono persone di qui, si portano i loro operai e i loro esperti che vivono nel cantiere. 
Così nel 2007 c'è stata una seconda manifestazione, in tutto saranno state 300 persone, non era nemmeno bene organizzata, infatti la gente si è aggiunta pian piano. Le compagnie non hanno mai avuto un buon rapporto con noi, in quanto sapevano che le persone avevano capito che si stavano prendendo gioco di loro. Come in Sud Africa c'è stato l'apartheid noi abbiamo vissuto una sorta di segregazione da parte loro. 
Nel 2007 noi volevamo le nostre case e la nostra terra, ma ormai avevano già iniziato ad utilizzare l'esplosivo e il vecchio terreno non era più disponibile.
Le persone non accettavano di vivere nei nuovi terreni aridi e così hanno iniziato a ribellarsi e così le compagnie hanno iniziato a uccidere. Pensa che i diamanti che sono estratti qui sono gli stessi che puoi comprare a Milano. 
Senti ma chi è stato a iniziare a uccidere?
La Koidu Holdings che è una compagnia che opera in tutto il West Africa, è una società americana, anche se attualmente ne è proprietario un ebreo.
Raccontami che cosa è successo?
Durante la manifestazione è arrivato un veicolo proveniente dal Sud Africa (vedi l'articolo I Diamanti di Kono) pieno di uomini armati, questi hanno iniziato a sparare sui manifestanti e una persona è stata uccisa proprio vicino a me. In tutto ci sono stati 2 morti. la Commissione di Inchiesta che ha indagato su questi omicidi è rimasta chiusa per 7 mesi. E' stato un peccato, in quanto era stato stanziato molto denaro per l'inchiesta ed era una grande opportunità. 
Come è andata a finire questa inchiesta?
Sono arrivati molti avvocati qui a Koidu e vi sono rimasti per settimane, poi l'inchiesta si è trasferita a Freetown. Infine è stato stilato un documento in cui vi erano una serie di cose da fare, tra cui il risarcimento ai familiari delle vittime. Questo documento è stato successivamente esaminato da un'altra commissione indipendente. Dopo tutto ciò, però, non è stato fatto nulla e i familiari delle vittime non hanno avuto alcun risarcimento. 
Ci sono stati 10 feriti e 2 morti di cui uno dei due aveva 3 bambini.
Ma per quale motivo è stato fatto tutto questo? Non riesco a capire.
Perché le compagnie non vogliono che questi territori siano abitati dai locali, motivo per cui espropriano i terreni e osteggiano la costruzione delle case, insomma: considerala una forma di colonialismo. 
Commemorative Plaque of Momoh. Photographer Eva Menossi.
Noi non lavoriamo per loro, come ti ho detto, a parte pochi e infatti quei pochi hanno dei buoni salari, invece gli altri non arrivano a fine mese.
Raccontami cosa è successo in seguito.
Dunque nel 2012 c'è stata un'altra manifestazione con altri morti, sempre da parte della stessa compagnia e la situazione non si è evoluluta da allora. Se vai a Bengasi (quartiere di Koidu) vedrai che non hanno acqua perché hanno smesso di consegnarla. Molti bambini hanno smesso di andare a scuola perché o sono troppo lontani o non hanno i soldi per la retta. I 3 figli di Momo Sa (uomo morto in manifestazione e molto popolare nel luogo) sono in questa situazione. Anche la produzione di diamanti contribuisce a inaridire il terreno. 
Com'è la vita nei cantieri?
Beh non delle migliori. Ci sono stati incidenti: un uomo ha perso 3 dita e non è nemmeno stato ricoverato in ospedale, questo lo dico per farti un esempio. 
Comunque la mia percezione è che ci sia una forma di colonialismo economico. le compagnie minerarie non pagano nemmeno le tasse. I volti delle persone sono cambiati in questo paese, perché c'è una guerra economica in corso, non so che fine farà questo paese e sono francamente spaventato e preoccupato per il futuro dei nostri ragazzi.
Mio fratello è morto durante la guerra. Questa è la situazione! I ribelli in Kono controllavano qualunque cosa e sono arrivati fino a Freetown, benché la zona strategica da controllare sia questa.
Molti ex-combattenti ora sono nella polizia perché il governo gli ha dato un'opportunità, in quanto molti erano ancora bambini., mentre alcuni dei generali sono stati messi in prigione per le vittime.
Ma come è possibile tutto questo?
Vedi in Africa le vittime sono soltanto vittime. Qualcuno ha dato 50 $ o 100$ di risarcimento, ma le vittime sono rimaste vittime  e ora nessuno li aiuta.
Qui abbiamo anche oro e uranio. So queste cose perché sono vissuto qui. Il nostro paese non si sviluppa e le materie prime sono costantemente esportate, non abbiamo industrie , ma penso che un paese si sviluppi per l'educazione di una classe di tecnici, che serve a raffinare questi materiali.
Ora qui arriva gente dal Qatar, dall'Arabia Saudita ma non danno possibilità alla Sierra Leone.
Grazie ora proseguirò le mie interviste.
Stai attenta mi raccomando.






giovedì 16 giugno 2016

I Conflict Diamond di Kono- II Parte

Ruf's Fighters
Nel precedente articolo ho raccontato come il commercio lecito e illecito dei diamanti abbia influenzato la politica del paese e di come le "big companies" ovvero le multinazionali si siano inserite nell'economia della Sierra Leone, influenzando la vita delle popolazione.
Ma che ruolo hanno avuti i diamanti nella guerra civile?
Come già scritto la guerra civile in Sierra Leone inizia nel 1991, data che coincide con l'occupazione della zona di Kono (così mi è stato detto dagli abitanti).
Il RUF (Revolution United Front) sfrutta la mano d'opera locale per l'estrazione dei diamanti, scacciando i mercanti libanesi, ma è solo dal 1995 che si instaura un vero e proprio commercio creando persino una propria compagnia mineraria: la RUF Mining Ltd. Attraverso questa compagnia il RUF , in quella zona comandato dal generale Sam Bockarie, meglio noto come "Maskita", può continuare il traffico con i commercianti europei. L'interesse del RUF per i diamanti nasce dal fatto che molti di loro prima della guerra erano minatori illeciti (compreso Maskita) quindi conoscevano sia il valore delle pietre, sia il fatto che avendo in mano il distretto di Kono avrebbero tenuto in scacco l'intero paese. Il RUF nel suo commercio illecito coinvolse militari e membri del governo, in quanto i primi scambiavano le armi in cambio di diamanti mentre i secondi erano interessati a protrarre la guerra per poter accumulare una propria fortuna in diamanti che il RUF gli forniva per poter proseguire la guerra.
Gli sbocchi per il commercio dei diamanti erano la Guinea, la cui capitale Conakry era sempre stata punto di commercio informale di commercio per queste pietre. Il commerciante del RUF, si recava a Conakry  (sia via terra che via traghetto) dove incontrava il compratore che esaminava la merce e pagava direttamente con una valigetta d contanti che il venditore del RUF portava in banca per trasferirli su un conto cifrato a Copenaghen. Ovviamente i diamanti che arrivavano in Europa avevano certificazione guineiana e quindi non risultavano provenire da una zona di conflitto.
Ruf's Fighter
Il RUF è stato appoggiato da Charles Taylor, che tramite Talal el-Ndine (mercante libanese) distribuiva armi ai guerriglieri del RUF facendole provenire dall'Europa orientale. La zona area sovrastante la Liberia non era controllata da radar, quindi era facile tenere al sicuro dai controlli i propri aerei utilizzati per contrabbando di armi e diamanti. Sanjivah Ruprah, che avrebbe dovuto ufficialmente tracciare le rotte degli aerei, in realtà (essendo lui stesso un'azionista della Branch Energy-Kenya) favoriva il rifornimento di armi in Sierra Leone. Un altro uomo di spicco nel commercio illecito di armi e diamanti è un olandese: Van Kowenhoven, il quale metteva a disposizione i suoi hangar per nascondere gli aerei e utilizzava i suoi camion per trasportare le armi fino al confine della Sierra Leone dove poi la merce veniva consegnata a corrieri umani che con carichi che sfioravano i 100 Kg rifornivano il RUF di armi.
Una delle cose che ho trovato più interessanti è stato scoprire come Van Kowenhoven facesse atterrare i velivoli Burkina-Faso sotto il regime di Blaise Campaorè. Sapevo che negli ultimi anni della sua presidenza Thomas Sankarà (eletto presidente dal 1983 al 1987, anno della sua morte avvenuta per mano dello stesso Campaorè) avesse rifiutato a Taylor l'appoggio del suo paese al golpe poi riuscito di quest'ultimo. Mi domando ma che ruolo ha avuto Blaise Campaorè? e mi dico certa che uno dei motivi della morte di Sankarà fu proprio la volontà di non appoggiare quello che Taylor stava facendo in quegli anni (torna in Africa nel 1985 per andare ad addestrarsi in Libia).
Trovo sempre incredibile scoprire come nella politica internazionale le situazioni siano sempre più complesse di come le possa immaginare. Ma ad alcune domande non ho ancora trovato risposta.